giovedì 4 ottobre 2012

Andatevene!

"È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese per un piatto di lenticchie. Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? Voi, sporche prostitute, siete diventati intollerabilmente odiosi per un'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave."

Oliver Cromwell ai membri del Parlamento (estratto), 20 aprile 1653

giovedì 24 maggio 2012

Fascismo e Antipartito


“Il fascismo si è presentato come l'antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato."


(Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)

sabato 21 aprile 2012

Ascolta

di Vladimir Majakovskij

Dimenticherò l'anno, la data, il giorno della settimana
A chiave mi chiuderò con un foglio di carta soltanto.
Adempiti, o magia sovrumana
delle sillabe illuminate di pianto!
Appena entrato nella tua abitazione,
oggi mi sono sentito a disagio.
Avevi nascosto qualcosa nella tua blusa di raso
e s'aggirava nell'aria un profumo d'incenso.
Ti ho chiesto se eri contenta.
Mi hai risposto due sillabe fredde: tanto.
L'inquietudine ha rotto le dighe della ragione,
ed accumulo il cruccio in un delirio di febbre.
Ascolta.
Non è possibile che tu riesca a celare il cadavere.
Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro:
l'amore è morto, l'amore è morto.....
Ascolta.
Rispondimi senza mentire
come faro’ ad andare indietro?
Come due fosse
in viso ti scavano gli occhi.
Le due tombe sprofondano.
Non se ne vede più il fondo.
Cadrò dall'impalcatura dell'ore!
L'anima ho teso come una fune sul precipizio,
e v'ho danzato, acrobata equilibrista,
giocoliere delle parole.
Lo so che s'è di già consumato l'amore.
Ormai a più di un segno vi riconosco la noia.
Ritornami giovane in cuore!
All'anima insegna di nuovo del corpo la gioia.
Lo so, si paga sempre per una donna.
Che importa?
La vestirò, come dentro una gonna,
invece d'una toeletta comprata a Parigi,
col fumo della mia sigaretta.
Recherò l'amor mio per mille strade distanti,
come recavano gli antichi apostoli Dio
Da secoli t'ho preparato un diadema,
costellato di sillabe vivide in arcobaleni di brividi.
Come i giganteschi elefanti
che valsero la vittoria di Pirro,
a te io sconvolsi con la zampa del genio il cervello.
Inutilmente: di te non avrò nemmeno un brandello.
Gioisci, gioisci,
che finalmente mi hai dato il colpo mortale!
Io desidero fuggire al canale
per mettere il capo nella mandibola liquida!
Mi hai offerto le labbra.
Rozze erano e umide.
Le ho appena sfiorate e m'hanno agghiacciato,
come se in pentimento avessi baciato
un monastero tagliato nella pietra ruvida.
Hanno sbattuto la porta.
Egli è entrato,
rorido dell'allegria delle vie.
Io mi sono spezzato come un gemito in due.
Gli ho detto:
Va bene, andrò via.
Va bene, sia tua.
Coprila di cenci, se vuoi
che pieghino sotto la seta le fragili ali di vetro.
Bada che puoi fuggire a nuoto.
Attaccale al collo
una collana di perle come una pietra.
Che notte stanotte!
Il mio cruccio ho spremuto con forza sempre maggiore.
A sentire le mie risate e i singhiozzi
il muso della mia camera ha fatto una smorfia d'orrore.
Luce riflessa dai tuoi occhi sopra il tappeto,
si levo’ la tua effigie quasi immagine magica,
come se un altro Bialik evocasse in segreto
una favolosa regina per la nuova Sion ebraica.
Nel supplizio della passione
ora piego i ginocchi e la testa
dinanzi a colei che fu mia.
A mio paragone re Alberto
che ha arreso tutte le sue piazzeforti,
come se ricevesse regali per la sua festa.
Indoratevi ancora nell'erba e nel cielo sereno!
O vita, rifa’ primavera dalle tue mille fibre diverse!
Non voglio che ormai un veleno:
bere, sempre bere i miei versi.
Tutto mi rubasti col cuore,
e non mi lasciasti il fardello della disdetta.
L'anima mi lacerasti come in un rovo.
Accetta il mio dono, o diletta:
forse non inventerò altro di nuovo.
Nei quaderni dei tempi scrivete la data di oggi a lettere d'oro!
Adempiti, magia simile alla passione di Cristo.
Guardate: sulla carta son crocifisso
coi chiodi delle parole.

martedì 3 gennaio 2012

La Speranza contro la paura

"L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all’aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono."

Ernest Bloch