sabato 21 aprile 2012

Ascolta

di Vladimir Majakovskij

Dimenticherò l'anno, la data, il giorno della settimana
A chiave mi chiuderò con un foglio di carta soltanto.
Adempiti, o magia sovrumana
delle sillabe illuminate di pianto!
Appena entrato nella tua abitazione,
oggi mi sono sentito a disagio.
Avevi nascosto qualcosa nella tua blusa di raso
e s'aggirava nell'aria un profumo d'incenso.
Ti ho chiesto se eri contenta.
Mi hai risposto due sillabe fredde: tanto.
L'inquietudine ha rotto le dighe della ragione,
ed accumulo il cruccio in un delirio di febbre.
Ascolta.
Non è possibile che tu riesca a celare il cadavere.
Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro:
l'amore è morto, l'amore è morto.....
Ascolta.
Rispondimi senza mentire
come faro’ ad andare indietro?
Come due fosse
in viso ti scavano gli occhi.
Le due tombe sprofondano.
Non se ne vede più il fondo.
Cadrò dall'impalcatura dell'ore!
L'anima ho teso come una fune sul precipizio,
e v'ho danzato, acrobata equilibrista,
giocoliere delle parole.
Lo so che s'è di già consumato l'amore.
Ormai a più di un segno vi riconosco la noia.
Ritornami giovane in cuore!
All'anima insegna di nuovo del corpo la gioia.
Lo so, si paga sempre per una donna.
Che importa?
La vestirò, come dentro una gonna,
invece d'una toeletta comprata a Parigi,
col fumo della mia sigaretta.
Recherò l'amor mio per mille strade distanti,
come recavano gli antichi apostoli Dio
Da secoli t'ho preparato un diadema,
costellato di sillabe vivide in arcobaleni di brividi.
Come i giganteschi elefanti
che valsero la vittoria di Pirro,
a te io sconvolsi con la zampa del genio il cervello.
Inutilmente: di te non avrò nemmeno un brandello.
Gioisci, gioisci,
che finalmente mi hai dato il colpo mortale!
Io desidero fuggire al canale
per mettere il capo nella mandibola liquida!
Mi hai offerto le labbra.
Rozze erano e umide.
Le ho appena sfiorate e m'hanno agghiacciato,
come se in pentimento avessi baciato
un monastero tagliato nella pietra ruvida.
Hanno sbattuto la porta.
Egli è entrato,
rorido dell'allegria delle vie.
Io mi sono spezzato come un gemito in due.
Gli ho detto:
Va bene, andrò via.
Va bene, sia tua.
Coprila di cenci, se vuoi
che pieghino sotto la seta le fragili ali di vetro.
Bada che puoi fuggire a nuoto.
Attaccale al collo
una collana di perle come una pietra.
Che notte stanotte!
Il mio cruccio ho spremuto con forza sempre maggiore.
A sentire le mie risate e i singhiozzi
il muso della mia camera ha fatto una smorfia d'orrore.
Luce riflessa dai tuoi occhi sopra il tappeto,
si levo’ la tua effigie quasi immagine magica,
come se un altro Bialik evocasse in segreto
una favolosa regina per la nuova Sion ebraica.
Nel supplizio della passione
ora piego i ginocchi e la testa
dinanzi a colei che fu mia.
A mio paragone re Alberto
che ha arreso tutte le sue piazzeforti,
come se ricevesse regali per la sua festa.
Indoratevi ancora nell'erba e nel cielo sereno!
O vita, rifa’ primavera dalle tue mille fibre diverse!
Non voglio che ormai un veleno:
bere, sempre bere i miei versi.
Tutto mi rubasti col cuore,
e non mi lasciasti il fardello della disdetta.
L'anima mi lacerasti come in un rovo.
Accetta il mio dono, o diletta:
forse non inventerò altro di nuovo.
Nei quaderni dei tempi scrivete la data di oggi a lettere d'oro!
Adempiti, magia simile alla passione di Cristo.
Guardate: sulla carta son crocifisso
coi chiodi delle parole.