martedì 5 marzo 2013

Come nasce un sistema autoritario



«Il fascismo aveva un altissimo senso dello stato e della tutela della famiglia». 
Roberta Lombardi, neo capogruppo alla Camera del M5S 


Indro Montanelli, in un'intervista di Laura Laurenzi (Montanelli, "L'Italia di Berlusconi è la peggiore mai vista", 26 marzo 2001) dichiarò: 
"Io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino."

I germi di quella malattia durata vent'anni non solo non hanno reso immune l'Italia dal populismo, dalla demagogia e dalla dottrina dell'uomo solo al comando, ma hanno generato un altro fenomeno, forse più pericoloso, che ha portato il nostro Paese all'attuale situazione politica: il grillismo.
Oggi, come allora, viene da più parti commesso lo stesso errore: sottovalutare, legittimare, interloquire, ingentilire, rendere credibile un uomo che ha come obiettivo dichiarato il dissolvimento dell'attuale sistema istituzionale, fondato sugli organi previsti dalla nostra Costituzione repubblicana ed antifascista.
Una riedizione un po' burlesca di quel sovversivismo borghese, di gramsciana memoria, che fece precipitare l'Italia nel buio del ventennio mussoliniano.
Non si tratta qui di evocare lo spettro della ricostituzione del partito fascista. Si tratta di fare un'analisi lucida, una ricerca ostinata di corsi e ricorsi storici, per evitare di commettere gli stessi errori di un tempo.
Dall'attuale paralisi istituzionale, dalla crisi sitemica non si esce con soluzioi facili; non si risolvono le proprie contraddizioni interne inseguendo ed imitando quelle altrui.
Nell'augurio che l'evoluzione dell'attuale quadro politico vada nella migliore direzione per il Paese, vale la pena ricordare le parole di un grande intellettuale italiano, Ignazio Silone.


"La prima condizione affinché prevalga un sistema totalitario, è la paralisi dello stato democratico, cioè, una insanabile discordanza tra il vecchio sistema politico e la vita sociale radicalmente modificata; la seconda condizione è che il collasso dello stato giovi anzitutto al partito d’opposizione e conduca a esso le grandi masse, come al solo partito capace di creare un nuovo ordine; la terza condizione è che questo si riveli impreparato all’arduo compito e contribuisca anzi ad aumentare il disordine esistente, mancando in pieno alle speranze in esso riposte.
Quando queste premesse sono consumate, e nessuno ne può più, irrompe sulla scena il partito totalitario. Se esso non ha alla sua testa un imbecille, ha molte probabilità di arrivare al potere. E’ vero, una classe dirigente dispone, fino al giorno del cambiamento di regime, di tutti i mezzi materiali per difendersi. Ma difetta della volontà, della capacità, del coraggio di servirsene, e questi sono gli attributi essenziali del dominare.
Prima di essere battuta e spodestata fisicamente, essa è spiritualmente già vinta. Si mantiene in piedi per forza d’inerzia, miope abulica acefala, affetta dalle malattie senili del formalismo del legalitarismo. Essa continua a prestar culto alle formule e a trincerarsi dietro il rispetto formale delle leggi e della procedura, ma queste giovano più ai suoi avversari che alla democrazia ed ora hanno un effetto contrario di quello per il quale erano state ideate."

marco brandolini

mercoledì 27 febbraio 2013

Alla mia Nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Pier Paolo Pasolini

giovedì 4 ottobre 2012

Andatevene!

"È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese per un piatto di lenticchie. Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? Voi, sporche prostitute, siete diventati intollerabilmente odiosi per un'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave."

Oliver Cromwell ai membri del Parlamento (estratto), 20 aprile 1653

giovedì 24 maggio 2012

Fascismo e Antipartito


“Il fascismo si è presentato come l'antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato."


(Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)

sabato 21 aprile 2012

Ascolta

di Vladimir Majakovskij

Dimenticherò l'anno, la data, il giorno della settimana
A chiave mi chiuderò con un foglio di carta soltanto.
Adempiti, o magia sovrumana
delle sillabe illuminate di pianto!
Appena entrato nella tua abitazione,
oggi mi sono sentito a disagio.
Avevi nascosto qualcosa nella tua blusa di raso
e s'aggirava nell'aria un profumo d'incenso.
Ti ho chiesto se eri contenta.
Mi hai risposto due sillabe fredde: tanto.
L'inquietudine ha rotto le dighe della ragione,
ed accumulo il cruccio in un delirio di febbre.
Ascolta.
Non è possibile che tu riesca a celare il cadavere.
Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro:
l'amore è morto, l'amore è morto.....
Ascolta.
Rispondimi senza mentire
come faro’ ad andare indietro?
Come due fosse
in viso ti scavano gli occhi.
Le due tombe sprofondano.
Non se ne vede più il fondo.
Cadrò dall'impalcatura dell'ore!
L'anima ho teso come una fune sul precipizio,
e v'ho danzato, acrobata equilibrista,
giocoliere delle parole.
Lo so che s'è di già consumato l'amore.
Ormai a più di un segno vi riconosco la noia.
Ritornami giovane in cuore!
All'anima insegna di nuovo del corpo la gioia.
Lo so, si paga sempre per una donna.
Che importa?
La vestirò, come dentro una gonna,
invece d'una toeletta comprata a Parigi,
col fumo della mia sigaretta.
Recherò l'amor mio per mille strade distanti,
come recavano gli antichi apostoli Dio
Da secoli t'ho preparato un diadema,
costellato di sillabe vivide in arcobaleni di brividi.
Come i giganteschi elefanti
che valsero la vittoria di Pirro,
a te io sconvolsi con la zampa del genio il cervello.
Inutilmente: di te non avrò nemmeno un brandello.
Gioisci, gioisci,
che finalmente mi hai dato il colpo mortale!
Io desidero fuggire al canale
per mettere il capo nella mandibola liquida!
Mi hai offerto le labbra.
Rozze erano e umide.
Le ho appena sfiorate e m'hanno agghiacciato,
come se in pentimento avessi baciato
un monastero tagliato nella pietra ruvida.
Hanno sbattuto la porta.
Egli è entrato,
rorido dell'allegria delle vie.
Io mi sono spezzato come un gemito in due.
Gli ho detto:
Va bene, andrò via.
Va bene, sia tua.
Coprila di cenci, se vuoi
che pieghino sotto la seta le fragili ali di vetro.
Bada che puoi fuggire a nuoto.
Attaccale al collo
una collana di perle come una pietra.
Che notte stanotte!
Il mio cruccio ho spremuto con forza sempre maggiore.
A sentire le mie risate e i singhiozzi
il muso della mia camera ha fatto una smorfia d'orrore.
Luce riflessa dai tuoi occhi sopra il tappeto,
si levo’ la tua effigie quasi immagine magica,
come se un altro Bialik evocasse in segreto
una favolosa regina per la nuova Sion ebraica.
Nel supplizio della passione
ora piego i ginocchi e la testa
dinanzi a colei che fu mia.
A mio paragone re Alberto
che ha arreso tutte le sue piazzeforti,
come se ricevesse regali per la sua festa.
Indoratevi ancora nell'erba e nel cielo sereno!
O vita, rifa’ primavera dalle tue mille fibre diverse!
Non voglio che ormai un veleno:
bere, sempre bere i miei versi.
Tutto mi rubasti col cuore,
e non mi lasciasti il fardello della disdetta.
L'anima mi lacerasti come in un rovo.
Accetta il mio dono, o diletta:
forse non inventerò altro di nuovo.
Nei quaderni dei tempi scrivete la data di oggi a lettere d'oro!
Adempiti, magia simile alla passione di Cristo.
Guardate: sulla carta son crocifisso
coi chiodi delle parole.

martedì 3 gennaio 2012

La Speranza contro la paura

"L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all’aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono."

Ernest Bloch

giovedì 29 dicembre 2011

Vivere serenamente con Compiz, Ubuntu Oneiric e Nvidia

Scrivo questo hint nella speranza di salvare la vita a milioni di persone e dopo aver ravvisato, nella Rete, la totale assenza di soluzioni ad un fastidioso problema che attanagliava la mia macchina da quando ho arditamente upgradato ad Ubuntu 11.10 (aka Gattopardo Onirico).
Da alcuni giorni sentivo la ventola del processore girare vorticosamente, a circa 3000 RPM contro gli usuali 2000 RPM (+50%); mi sono quindi subito accorto che il processore scalava alla massima frequenza, anche in momenti di apparente inattività. Questo produceva ovviamente maggiore rumorosità, maggiore usura meccanica, maggior consumo energetico a discapito dell'amato ambiente e, ovviamente, un sensibile calo prestazionale.
Inoltre non si potevano non notare alcuni glitches grafici che rendevo in alcuni casi la Dash di Unity inutilizzabile.

Conoscendo i miei polli, mi è bastato un htop per avere conferma che il colpevole era il processo compiz, il quale occupava costantemente il 98% della CPU. Poiché sul portatile, corredato da analoga configurazione software, il problema non si verificava, ho subito (giustamente) accusato i driver grafici Nvidia che, anche dopo l'aggiornamento, persistevano nella criticità.
Utilizzare il CPU-scaling per ridurre la frequenza del processore non poteva essere la soluzione, per l'ovvia necessità di potenza di calcolo in determinate situazioni (es. video HD); né tantomeno si poteva regredire alla versione non accelerata del Desktop Environment (Ubuntu 2D), per una questione di orgoglio (e di funzionalità).
Mi sono allora ricordato che il compositing di Compiz passa attraverso le librerie OpenGL, quindi è bastato settarne i relativi parametri.

Ecco quindi la soluzione, semplice ed efficace:
  • da terminale apri nvidia-settings (se necessario con privilegi di root)
  • apri la scheda OpenGL settings
  • abilita il Sync to Vblank
La tua vita è già cambiata in meglio!


marco brandolini